Educare al rispetto, non all’obbedienza della paura

Di - Redazione - 29 Dicembre 2018 in Psicologia

Spesso, i genitori non sanno distinguere tra rispetto e obbedienza: una differenza fondamentale per creare una relazione sana con i figli. Non sempre l’obbedienza dà come risultato la felicità: spesso crea una barriera tra genitori e figli che mina l’affetto e condiziona il futuro del bambino.

L’obbedienza è l’azione di seguire gli ordini di un’altra persona (considerata come superiore) senza porre questioni, giustificazioni o ragioni. Cosa c’è di male in questo? Innanzitutto è la mancanza di spiegazioni che crea una barriera comunicativa. Senza le dovute spiegazioni, il bambino non capisce le ragioni per cui è obbligato a fare una determinata azione.

Il rischio maggiore di una educazione basata sull’obbedienza è la formazione di un futuro adulto incosciente e con un atteggiamento passivo.

L’obbedienza si ottiene attraverso la paura, le punizioni e l’imposizione, non attraverso l’educazione. E’ per questo che l’obbedienza non garantisce la formazione di un individuo sano e felice.

E’ necessario capire le ragioni della richiesta per permettere loro di sviluppare un buon comportamento e dare loro la possibilità di agire in modo spontaneo.

Non è la stessa cosa dire “stai zitto e fermo perché dai fastidio” e dire “puoi stare in silenzio per favore? Mamma è al telefono”.

Tutti vogliamo dei figli che prestino attenzione alle nostre richieste, ma per ottenere ciò è necessario che capiscano perché devono farlo e capire il senso dell’agire sempre con rispetto verso gli altri.

La stupenda immagine è dell’illustratore Pascal Campion.

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