L’antidoto di Seneca per calmare l’ansia ed eliminare le preoccupazioni

Di - Redazione - 24 Agosto 2018 in Psicologia

La maggior parte di noi non riesce ad evitare di pensare in termini di perdite o guadagni, di buono o di cattivo. Il nostro pensiero è dicotomico e, come tale, abbiamo bisogno di catalogare tutto in fenomeni opposti. Pensiamo che tutti gli eventi possono essere benefici o dannosi, e perdiamo la maggior parte del tempo preoccupandoci della possibilità che si verifichino eventi negativi o dannosi, perdite potenziali da quelle che percepiamo come “cattive notizie”.

L’ansia moderna si basa, fondamentalmente, su preoccupazioni per cose che non accadranno mai. L’avvento di internet ha peggiorato questa situazione: l’essere costantemente connessi, sapere ciò che accade in tutti gli angoli del mondo, genera un’ansia difficile da gestire.

L’essere aggiornato sulle catastrofi che avvengono in ogni angolo del mondo si somma al catastrofismo di cui già soffriamo. Ciò ci conferma una verità tanto evidente quanto difficile da accettare: la maggior parte delle nostre preoccupazioni non ha una base reale, ma ciò non impedisce che i loro effetti nella nostra quotidianità siano devastanti.

L’antidoto di Seneca per liberarci delle preoccupazioni inutili

Seneca, il grande filosofo stoico, già 2000 anni fa analizzò la nostra tendenza a concentrarci sugli aspetti negativi delle situazioni e preoccuparci eccessivamente. “Gli animali selvaggi scappano dai pericoli che trovano nella realtà e, una volta scappati via, non si preoccupano più. Tuttavia, noi siamo tormentati dal passato e da ciò che verrà. La nostra ‘benedizione’ è in realtà un danno, giacché la memoria ci restituisce l’agonia della paura, mentre la capacità di previsione la provoca prematuramente”, diceva Seneca.

Avendo osservato le abitudini umane, spesso autodistruttive e costantemente in attesa di un disastro immaginario, Seneca consigliava “alcune cose ci tormentano più di quanto dovrebbero; altre ci tormentano prima di accadere, altre quando non dovrebbero proprio tormentarci in assoluto. Abbiamo l’abitudine di esagerare, immaginare o anticipare la tristezza. Non essere infelice prima che arrivi la crisi, è possibile che i pericoli per i quali soffri prima che diventino reali, non ti raggiungano affatto”.

Certo, è molto più semplice a dirsi che a farsi, e Seneca lo sapeva. Per questo ha analizzato la differenza tra le preoccupazioni ragionevoli e quelle irrazionali, dimostrando l’inutilità dello spendere energia mentale ed emotiva in queste ultime.

“E’ probabile che qualche problema accada davvero, ma non è un fatto presente. Quante volte sono accaduti imprevisti? Quante volte hai atteso qualcosa che poi non è avvenuto? Nonostante possa succedere, a cosa serve spendere le nostre risorse mentali per affrontare in anticipo le sofferenze? Soffrirai quando gli eventi accadranno, nel frattempo guarda avanti per cercare di migliorare le cose. Cosa guadagni? Tempo. Nel frattempo, accadranno tante altre cose che potranno ritardare o eliminare il problema. Anche la sfortuna è volubile. A volte accade, altre no; nel frattempo non c’è ancora. Concentrati in cose migliori”, suggerisce Seneca.

L’antidoto di Socrate per alleviare l’ansia ed eliminare le preoccupazioni è: “la vera felicità è godere del presente senza i condizionamenti ansiosi del futuro, non divertirci on speranze o paure ma riposare tranquilli, come chi non desidera nulla. Le benedizioni più grandi dell’umanità sono dentro di noi e sono perfettamente raggiungibili. Un uomo saggio è contento con la sua sorte, qualsiasi essa sia, senza desiderare ciò che non ha”.

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