Il racconto buddista che ci insegna a ignorare chi ci fa del male

Di - Redazione - 21 Ottobre 2018 in Psicologia

Di solito si tende a dare troppa importanza a ciò che gli altri pensano di noi, al modo in cui ci trattano o si rivolgono a noi stessi. Il buddismo promuove l’esatto opposto: ecco perché il racconto buddista che segue può insegnarci tanto.

Così come in altri aspetti, come il modo in cui ci si connette con l’universo, la filosofia buddista è diversa da quella occidentale e ci insegna a mantenerci “scollegati” dalle cose che gli altri dicono di noi. Questo insegnamento buddista è spiegato ancora meglio attraverso il racconto che segue.

Un uomo si avvicinò a Buddha e, senza proferire parola, gli sputò in faccia. I suoi discepoli si infuriarono.

Ananda, il discepolo più vicino, chiese a Buddha: “Dammi il permesso di dare a quest’uomo il dovuto!“.

Buddha si pulì il viso con le mani e con serenità rispose: “No, gli parlerò io“.

E, unendo le mani in segno di riverenza, disse all’uomo: “Grazie. Col tuo gesto mi hai permesso di dimostrare che l’ira mi ha abbandonato. Te ne sono molto grato. Il tuo gesto ha dimostrato anche che Ananda e gli miei discepoli sono ancora vulnerabili all’ira. Molte grazie! Ti siamo molto riconoscenti!“.

Ovviamente, l’uomo non credeva a ciò che stava ascoltando, si sentì imbarazzato e rattristito per il suo gesto.

Semplice ma forte, questo racconto ci lascia un messaggio molto chiaro. Non si tratta solo di ignorare gli atteggiamenti negativi degli altri. A volte, può far bene anche non prendere sul serio elogi e lusinghe. Mantenerci distanti da questi elogi può essere un modo per tenere sotto controllo l’ego.

Il buddismo può insegnarci davvero tanto.

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