Le persone con l’Alzheimer ricordano le carezze e le cicatrici
Di - Redazione - 1 Aprile 2019 in Psicologia
E’ comune una specie di falsa credenza, secondo cui le persone affette da Alzheimer o altri tipi di demenza tendano a disconnettersi dal mondo esterno per rinchiudersi in uno interno, irreale e lontano. Non è assolutamente vero.
Poche volte si prova a mettersi nei panni di chi soffre di Alzheimer. Tuttavia, facendolo, ci si rende conto di quanto possa essere sconcertante e spaventosa la vita quotidiana. Solo così si possono comprendere l’angoscia e le altre reazioni emotive che a noi “sani” possono sembrare sproporzionate.
Negli ultimi anni si sono affermati dei modelli terapeutici di attenzione e comunicazione centrati sulla persona. Attraverso questi modelli si cerca di creare contesti validi e stimolanti attorno alla persona con Alzheimer.
Si cerca, in poche parole, di entrare in empatia con la persona con demenza, mantenendo la sua identità e creando un atteggiamento comprensivo verso quelle alterazioni del comportamento che tanto preoccupano e arrecano disagio alle persone che curano.
I principi basici di questo metodo di validazione sono:
- Accettare la persona senza giudicarla (Carl Rogers).
- Trattare la persona come individuo unico (Abraham Maslow).
- I sentimenti che vengono espressi e poi riconosciuti e validati da un interlocutore perderanno intensità. Quando si ignorano o si negano, i sentimenti prendono forza (Carl Jung).
- Tutti gli esseri umani sono preziosi, a prescindere dal loro disorientamento (Naomi Feil).
- Quando manca la memoria recente, recuperiamo l’equilibrio attraverso le memorie iniziali. Quando la vista viene a mancare, ci si rivolge all’occhio della mente per poter vedere. Quando si perde l’udito, si ascoltano i suoni del passato (Wiler Penfield).
La perdita della capacità di esprimersi verbalmente non è sinonimo di totale incapacità di esprimersi. E’ per questo che è necessario adeguarci alle necessità della persona con demenza, per connetterci col suo stato d’animo.