Racconto buddista: ignorare chi ci fa del male ci rende felici
Di - Redazione - 24 Novembre 2018 in Psicologia
Ciò che gli altri pensano di noi, o il modo in cui si rivolgono alla nostra persona, di solito è molto importante. Ma è l’esatto opposto di ciò che il buddismo promuove.
A differenza della filosofia occidentale, il buddismo ci insegna a mantenerci disconnessi dalle cose che gli altri dicono di noi.
Il racconto che segue è particolarmente utile per capire questo concetto. È un racconto molto antico, che andrebbe letto e assimilato per migliorare la qualità dei rapporti.
Un giorno, uno sconosciuto si avvicinò a Buddha e, senza proferire parola alcuna, gli sputò in viso. I suoi discepoli si infuriarono e Ananda, il suo discepolo più vicino, chiese a Buddha: “Dammi il permesso per dare a quest’uomo ciò che merita!”.
Buddha si pulì il viso e, con serenità, rispose ad Ananda: “No, ci parlo io”. Unendo i palmi delle mani, un gesto di riverenza, disse all’uomo: “Grazie, col tuo gesto mi hai permesso di dimostrare che l’ira mi ha abbandonato. Te ne sono grato. Il tuo gesto ha dimostrato anche che Ananda e gli altri discepoli sono ancora soggetti all’ira. Grazie tante, ti siamo molto riconoscenti!”.
Lo sconosciuto, che non riusciva a credere alle sue orecchie, si sentì confuso e mortificato.
Il racconto, semplice ma chiarissimo, lascia un messaggio chiaro. Non si tratta solo di ignorare gli atteggiamenti negativi degli altri, ma di dare il giusto peso anche agli apprezzamenti e le adulazioni.
Mantenerci lontani da questi elogi è la migliore opzione per controllare l’ego.